C’è chi dice no

Max è un precario di talento e sogna di essere assunto nel giornale in cui lavora, ma ancora una volta il suo posto viene assegnato al raccomandato di turno. Samuele insegna diritto penale e attende un posto da ricercatore, ma il suo concorso gli viene scippato da un barone. Irma è una dottoressa appassionata in attesa di un contratto, ma viene scavalcata dalla procace fidanzata del primario. Tre vecchi amici, tre vittime di un sistema malato. Ma la misura è colma, decidono di dire “basta!” e iniziano a vendicarsi contro chi gli sta rubando il futuro.

Iniziano così a perseguitare i loro nemici e fondano un movimento che può aiutarli ad ottenere finalmente il posto di lavoro. “I pirati del merito” diventeranno le ombre nere della coscienza dei raccomandati, fino a far crescere la speranza che questo sistema marcio possa cambiare.

Dialogo dal film

Nascita di un movimento

Samuele: “Brigate no! È eversivo. Propongo Banda del merito”

Irma: “Poi andiamo alla festa della piadina… La banda del merito! Zum-pa-zum-pa-zum-pa-pà”

Samuele: “Cooperativa del Merito?”

C-e-chi-dice-No-Bonifacci
  • Anno: 2011
  • Regia: Giambattista Avellino
  • Sceneggiatura: Fabio Bonifacci, in collaborazione con Giambattista Avellino
  • Con: Luca Argentero, Paola Cortellesi, Paolo Ruffini, Myriam Catania, Giorgio Albertazzi, Claudio Bigagli
  • Produzione: Cattleya, Universal

Note di sceneggiatura di Fabio Bonifacci

Tra i vari problemi dell’Italia, la raccomandazione appare un peccatuccio veniale, quasi innocente. In realtà tanto innocente non è. Vari studiosi ne hanno descritto i danni socio-economici: impedisce al merito di emergere, crea sacche di inefficienza, riduce la mobilità sociale perché tende a inchiodare ciascuno “al  mestiere dei padri” o comunque allo stesso livello sociale.

Questa storia racconta in chiave di commedia il “danno” a livello umano, che è molto semplice: ogni raccomandato ruba il posto a qualcuno che lo meritava di più, e spesso lo aspettava da anni.

Noi raccontiamo questi “qualcuno”. Giovani professionisti che mandano avanti le strutture in cui lavorano, fanno le stesse cose di chi al loro fianco ha buoni stipendi, però guadagnano due lire perché da anni attendono un vero contratto, che la crisi allontana sempre più.

Se in questa situazione un raccomandato ti soffia quel contratto, non è difficile ritrovarti con genitori che sospettano di avere un figlio fallito (Max), un fidanzato che ti molla perché è stanco di rimandare la paternità (Irma), una casa piena di studenti perché non hai soldi per l’affitto (Samuele).

È il lato meno innocente della raccomandazione.  Per gli anonimi “qualcuno” – che spesso non hanno santi in paradiso solo perché sono di origini più modeste – la raccomandazione diventa furto di vita, furto di dignità, furto di autostima. Su questi temi, girando per blog, ci sono pagine e pagine colme di rabbia e dolore.

Questa rabbia e questo dolore li raccontiamo in commedia, attraverso la sgangherata “vendetta” dei nostri e l’assurdo proposito (certo non “raccomandabile”), di sabotare la vita a chi ha rovinato la loro.

Il tutto senza facili moralismi. Chiamarsi del tutto fuori da queste abitudini in Italia fa un po’ ridere.  Infatti uno dei nostri eroi senza macchia, appena ne ha l’occasione, si fa raccomandare, e senza nemmeno accorgersene! È la realtà che emerge dalle statistiche, dove alla domanda “hai mai visto casi di raccomandati?”, tutti rispondono “sì”. Invece alla domanda “tu sei stato raccomandato?” sono tutti “no”. I raccomandati in Italia sono sempre gli altri.

Anche per questo si è scelta la chiave della commedia. Resta lo strumento ideale quando non si vuole giudicare ma mostrare difetti che non sono di questo o di quello ma nostri, in generale.

Nel film c’è una cosa curiosa. I nostri eroi, per portare avanti i loro piani, devono fondare un finto movimento di protesta contro i raccomandati, che poi cercheranno di rendere vero. Scrivendo, non sapevo dove ambientare un movimento di protesta che fosse credibile. Ho scelto l’università, e pareva una follia. Un anno dopo è scoppiata la protesta nelle facoltà. Non pretendo di aver anticipato la realtà (i due movimenti sono diversi) ma nemmeno l’ho copiata. Il film è stato scritto – e anche girato – molto prima.

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