Pronto Peto, parla Belva

(1992 – è tutto vero!)

Le imprese quasi peggio dei negozi. Scelgono nomi come Perfidia srl, Finpoker, Cristianità, Ceramiche My Way e poi si lamentano se non reggono la concorrenza internazionale. Quando uno si presenta dicendo “sono Stupazzoni di Intellighenzia”, la fine del mondo non può essere lontana.

“Come sta, signora Libertà?”, “Bene. E lei, caro Leningrado?”. L’hanno scritto anche in dotte ricerche: i genitori, in Emilia-Romagna, hanno avuto troppa fantasia. E non solo ai tempi in cui la politica accendeva i cuori. Ci sono bambine che un giorno dovranno dire al corteggiatore “mi chiamo Sue Ellen”, ragazzi che sentono gridare “Gei Ar Bedosti, alla lavagna”. Vite rovinate. Credevamo che le aziende si salvassero, perché prima di chiamarePeto la propria impresa uno pensa ai biglietti da visita, alle presentazioni imbarazzanti, agli scherzi telefonici. Invece no, la Peto Italiana esiste, si trova a Parma, opera nel settore sementi e vivai.

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È solo una delle belle sorprese emerse leggendo i nomi di 40.000 imprese dell’Emilia-Romagna: tutte quelle classificate come industriali più quelle ad esse collegate: in pratica il nocciolo duro dell’economia regionale, la produzione. All’atto di fondazione, sono molti quelli che dimenticano di porsi le domande più semplici: con che animo si può andare ad una trattativa con la Belva Srl (BO)? Quanto credere alla parola dell’amministratore della Fin Poker (MO)? Chi vorrà essere fornitore della Malcontenta (RA)? Come fidarsi di una proposta della Intrigo srl (BO)?

Niente da fare. Andiamo a vedere di cosa sono capaci gli imprenditori di una delle regioni più ricche del mondo.

Le cooperative

In Emilia, è d’obbligo cominciare dalle Coop. Accanto a classici nomi tipo La Proletaria o La Pace, ci sono sorprese ideologiche, come una Cooperativa abbattitori lavoranti & affini (RE), che sembra un reparto della polizia di Scelba. Nell’edilizia si parte da una Coop. della Ricostruzione (che dovrebbe aver finito da tempo i suoi lavori) si prosegue con la Libera Casa, la Sorgente Edile, La Necessaria e, dopo la gucciniana Locomotiva, si arriva a una diligente Coop. Diritti & Doveri (cosa produce? Costituzioni?). Pochi lo sanno, ma oltre alle bianche e alle rosse, ci sono le Coop in divisa. A Fidenza troviamo una Coop. Edilizia Carabinieri mentre a Parma c’è una Coop. Edilizia Guardia di Finanza, che speriamo paghi le tasse perché non si capisce chi vada a controllarla.

Il tempo scorre. Accanto alla Coop. Analisi Trend troviamo una Coop. Agricola Boari Braccianti e Mezzadri che sembra rubata a Pellizza da Volpedo. Comunque, almeno nelle Coop, lavorare vuol dire ancora sudare: il termine “braccianti” compare in 22 imprese, la parola “immagine” una volta sola. In attesa di vedere alla Biennale la Coop. Reggiana Pittori, segnaliamo l’inevitabile trovata linguistica: la Coperattiva (MO).

Settori a rischio

Ci sono settori produttivi in cui si rischia di più. Nella trentina di aziende che cominciano con “fonderia” troviamo nomi di ineccepibile sobrietà britannica, ma quando si parte da “confezioni” c’è da attendersi il peggio. Ci sono le Confezioni Kicca, Dafne, Afra, Vera, Denise, Marilyn, Milva, Karina, fino alle Confezioni Hot Dog e le Confezioni Supergin. Gente schiva e modesta, invece, nel settore ceramico: possiamo comprare piastrelle dalle Ceramiche Principe ma anche da Regina, Raffaello, Rubino, Serenissima, Urania, Sorgente, Tropical. Inarrivabile vetta, la Ceramica My Way.

Poi c’è il mistero delle latterie sociali. Compaiono solo in provincia di Reggio Emilia, sono centinaia e sembrano impegnate in una battaglia politica alla Cervi-Fernandel. Da una parte abbiamo la Latteria Sociale Cristo, la Latteria Sociale Madonna dell’Olmo, la Mosé e, dopo una ventina di santi assortiti, una geniale Latteria Sociale Don Camillo. La controparte intestata a Peppone non c’è, ma è ben sostituita da una irriducibile Latteria Sociale Alle Vacche Rosse. Altre sono spigliatamente laiche, come la Latteria Sociale Centro di Villa Sesso e una Latteria Sociale Buco della Signora che gareggia in finezza con i film a tripla X.

E in Ferruzzi leggono Asimov

Capire la struttura del gruppo Ferruzzi è più facile per chi ha letto Isaac Asimov. Nel consueto labirinto di società che si possiedono fra loro, troviamo infatti un filone dedicato alla “Quadrilogia della fondazione”: imprese che si chiamano Trantor (il pianeta da cui partono i fondatori), Mule (il cattivo che minaccia l’impero), Terminus (l’altro pianeta in cui c’è la vita). La predisposizione extraplanetaria dei Ferruzzi non si ferma qua: sono frequenti nomi come Orione, Sole, Libra, Giove. Non ci sono confini all’esportazione della soia.

La probabilità massima di trovarsi con un nome cretino si ha impiantando una azienda a Carpi, ricca cittadina in provincia di Modena. Qua, è un’apoteosi creativa. Via delle Perle, Oro Puro, Depeche Mode, Crepe Susette, Profondo Blu, Pepe Rosso, Luna Nera, Sabbia Rosa. Ricordiamolo: sono nomi di aziende, hanno la carta intestata e la registrazione alla Camera di Commercio. A Carpi sono banali nomi come Niagara, Kabala, Brio, Charme, Duchessa, Melarancia, Paloma, Peppermint, Selvaggia, Tulipano, Viva Diva, Wice Wersa. Va bene che qua domina l’industria della moda, ma viene il sospetto di una regia occulta, di un perverso grande vecchio che inventa il nome a tutte le aziende della zona.

Quando si intromette il titolare

Se a Carpi si sente la mancanza di una sana Fratelli Rossi & figli, altrove ci vorrebbe il grande vecchio carpigiano. Infatti solo un bel nome di fantasia potrebbe degnamente sostituire, ad esempio, l’inquietante Lavorazione Budella Reggiane o l’indigesto Gnocchificio Betti (BO).

Ci sono poi gli equivoci causati dalla lettura del nome completo dell’azienda, quando comprende il titolare. Certo, nessuno ha colpa del cognome che porta, ma bisognerebbe pensarci prima di fondare la Emiliana Restauri di Passera Patrizia & C (PR) o la Fili di Coscia & Incerti (RE). Allo stesso modo, di fronte a La mamma di Tragaioli (PC), è difficile non pensare a una dirigenza dagli edipi mal risolti.

Ci sono risultati surreali, come la Estasi & Pedrelli (PR) o la Affanni & Cassoni (PR), che sembra voler produrre dispiaceri in grandi casse. Impossibile anche ignorare il sadismo genitoriale che traspare dalla Lama del signor Uri Nando, uomo dalle lunghe pause tra cognome e nome. Ma questo è un altro discorso.

L’Impero britannico a Igea Marina

Storia, geografia, musica, cinema: prima di andare dal notaio c’è il gran ripasso generale. Tre anni fa è morta per la seconda volta la Compagnia delle Indie, prima strumento della potenza coloniale inglese e poi tranquilla azienda con doppia sede: Bellaria e Igea Marina. A Reggio Emilia troviamo infatti la Compagnia delle Spezie, a Carpi il Maglificio Pico della Mirandola, mentre i creativi delle piastrelle ci hanno dato dentro con un astuto Marca Polo Ceramiche (MO).

Passando alla storia recente, saremmo curiosi di conoscere i motivi che hanno spinto un’azienda di Modena a chiamarsi Vittorio Bachelet, come il giurista ucciso dalle Brigate Rosse. Fortuna che la BR Company, anziché portare l’attacco al cuore dello Stato, si limita a smerciare confezioni a Parma.

In gran voga la geografia, con una serie di imprese che, da Creta (MO) all’Amazzonia (BO), fanno un depliant completo dell’Arci-viaggi. Nessun problema per chi vuole di più: l’Eden è sia a Comacchio che a Bologna, mentre di Paradisi e di Paradise (non al femminile, ma all’inglese) se ne trovano a bizzeffe.

Non lasciano in pace neanche il cinema: Cotton Club e American Graffiti sono a Carpi, Fantozzi a Reggiolo, Top Gun a Modena, Amici Miei a Forlì. A Formigine una Coconuts celebra le ballerine di Kid Creole, mentre non mancano i seguaci di Arbore (Gelato Meringao, FE), gli ex bambini che diventati imprenditori chiamano l’azienda Furia (PC) e gli inevitabili estimatori dei Beatles (Lady Jane, BO).

Emozioni d’impresa

A volte le imprese suscitano col nome emozioni che non avevano previsto. È impossibile non provare un brivido di terrore di fronte all’Anonima Asfalti, all’Anonima Bitumi, o ad una Anonima Talenti che sembra trafficare in giovani promesse. Ci sono anche risultati poetici: Fintrilì, Tirvalvoflangia, Demaldé. Sembra un verso in libertà di Palazzeschi, sono solo tre aziende.

Più spesso le emozioni sono provocate. Col nome le imprese vogliono evocare uno stile, un’atmosfera. In questi casi riescono spesso a dare il peggio di sé.

  • Stile “moderni e spiritosi”: Baciami stupido (BO), Brutti & Cattivi (MO), Noi complici (BO), Isclero (BO). C’è chi ottiene lo stesso effetto senza farlo apposta come la Bua di Bua (BO), che però deve il nome al titolare signor Bua.
  • Stile “siamo i meglio”: Mitica (BO), Vip’s (FO), Leader (…), Perfetta (BO), Intellighenzia (MO). Evitiamo commenti. Sono aziende che si puniscono da sole, mettendo in circolo frasi tipo “Sono Stupazzoni di Vip’s“, o “faccio il ragioniere a Intellighenzia“.
  • Stile “quiete e affetto”: tra i tanti esempi citiamo l’Immobiliare Amicizia (PC), l’Immobiliare Concordia (PR), l’impresa di pulizie L’operosa (BO), l’Immobiliare Pace (FE), La Bucolica (BO), la Fiaba (PR), la Amici Ricambi (BO). Anche la retorica si autopunisce: con nomi simili è difficile presentare la fattura alla fine del lavoro.
  • Stile “Horror”. Il filone stragistico che ha invaso la letteratura e il cinema, non risparmia le aziende. Male (RE), Perfidia (BO), Veleno (BO), Belva (BO). Sono tutte imprese che sarebbero piaciute ad Hannibal Lecter, forse meno ai clienti potenziali.

Che dire di una società che costruisce strade e si chiama Il dollaro (FE)? Quale assessore si azzarderà a darle un appalto, di questi tempi? O forse no. Un sistema industriale che, in una sola regione, ha quattro Delizia, una Possessione (MO), una Parma Rotta (PR) e una Cristianità (PC), dimostra di essere davvero pronto a tutto. Non ci credete? Basti pensare che Socmal (noto intercalare bolognese che non traduciamo), è entrato anche alla Camera di Commercio. La Socmal srl ha sede a Bologna in Via Bainsizza e produce macchine per il legno.

La fonte: Impero, data base dell’Aster

Per questa indagine abbiamo usato Impero, un archivio elettronico creato dall’Aster, un centro servizi della Regione. Impero censisce 40.000 imprese della regione: tutte quelle qualificate come industriali più quelle ad esse collegate. Si tratta dunque del nocciolo duro dell’imprenditoria regionale, quello che riguarda il fare, il costruire. Di queste imprese, Impero dice tutto: cosa producono, quanto guadagnano, quanti dipendenti hanno e, cosa rarissima in Italia, chi sono i proprietari. Insomma, abbiamo usato in modo frivolo quello che sembra essere un serio strumento per analisi economiche e finanziarie. Peccato per quel nome….

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