Come nasce un film – «Si può fare»

Introduzione

Mentre il percorso di “Amore, Bugie e Calcetto” è stato pubblicato con livello di dettaglio pensato per nerd della sceneggiatura, qua mostro il percorso in modo più snello.

In compenso aggiungo video in cui racconto la “storia della storia”, svelo piccoli e grandi segreti di bottega e, soprattutto, faccio un’analisi della struttura narrativa per collegarla ai principi esposti nel corso.

L’obiettivo è far capire come i concetti astratti qua esposti si concretizzano in un’opera (la pagina “dedicata” al film è qui).

Attenzione: per apprezzare l’analisi fatta nei video, bisogna aver visto il film e aver letto la sceneggiatura finale (sta sotto tra gli allegati).
Non fate i pigri, è un corso e state studiando.

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La storia della Storia

I video arriveranno presto – spero. Tornate spesso a visitare questa pagina e tiratemi le orecchie nei commenti se vi faccio aspettare troppo.

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Il percorso dal soggetto alla sceneggiatura

È l’inizio di tutto, il soggetto scritto in una notte dopo aver raccontato per 3 anni la storia agli amici in osteria.

Ero partito raccontandolo come storia vera letta sul giornale, solo che ogni volta aggiungevo qualcosa di inventato perché “ci stava bene”. Dopo 3 anni di racconti orali, una notte ho avuto l’illuminazione: “Ma questo è un film!”. E ho scritto 20 pagine come in trance.

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Quando il soggetto ha trovato un regista (Giulio Manfredonia), un produttore (Angelo Rizzoli), un contratto di scrittura, è iniziata la fase di studio e ricerca. Il soggetto già delineava una buona drammaturgia, che infatti in larga parte è rimasta nel film, ma aveva un problema: quando l’ho scritto, non conoscevo abbastanza la mattia mentale

Così io e Manfredonia ci siamo messi a studiare il mondo che avevamo deciso di raccontare. Abbiamo parlato con psichiatri, letto libri, e soprattutto frequentato un centro di persone con disturbi mentali. Con queste persone ci siamo frequentati, siamo diventati amici, abbiamo scritto insieme un corto purtroppo mai fatto. 

Insomma, nella scrittura c’è un continuo elastico tra realtà e fantasia. La storia è nata dalla realtà (articolo di giornale), poi è volata nei cieli della fantasia (il primo soggetto), è tornata a impastarsi di realtà con questa fase di studio per poi tornare alla scrittura creativa nelle fasi successive

Il primo risultato di tutto ciò è questo documento: un trattamento lunghissimo, che basterebbe per una serie, con troppe idee, troppi personaggi, troppe svolte.
Però, in questo sovrabbondante caos creativo, iniziava a delinearsi il filo del film. In seguito, abbiamo soprattutto dovuto togliere, precisare, mettere a fuoco, condensare. 
Di questi papielloni col titolo “trattamento” ne sono state prodotte 4 versioni che miglioravano un po’ ogni volta. Vi risparmio la fatica e metto solo l’ultima, perché la vita è breve. 

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La sceneggiatura ha avuto 4 versioni ufficiali, in realtà furono molte di più, perché tante non sono mai state consegnate al produttore. Io ne pubblico solo due, giusto per far capire che la semplicità finale del film, come sempre, è frutto di un lavoro molto complesso (secondo me la fatica deve essere fatta dagli autori, non dagli spettatori).

Chi non ha voglia di studiarsi  le varianti può leggere solo la sceneggiatura finale (è necessario per capire l’analisi che faccio nei video iniziali).

PS: c’è stata anche una quinta versione di sceneggiatura, in cui sono cambiate solo alcune scene. L’ho fatta a pochi giorni dalle riprese per accorciare qualche punto e risolvere problemi produttivi (ad esempio evitare la trasferta a Parigi nell’ultima scena).
Purtroppo quella stesura “volante” è stata scritta su un portatile andato in fiamme alcuni mesi dopo, in una sera in cui scrivevo romanticamente a lume di candela (mai più fatto).
Le 4-5 scene diverse che vedete nel film – compresa quella finale – erano nel portatile che ha preso fuoco e che ho spento con 2 caraffe d’acqua.

SECONDA SCENEGGIATURAQUARTA SCENEGGIATURA

1 commento su “Come nasce un film – «Si può fare»”

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