Lezione 3 – Il magico trio: Desiderio-Ostacolo-Conflitto

Una storia vera

Partiamo da una storia vera, che riguarda me e voi. Nel raccontarvela la drammatizzo, per farne un “modellino di storia” che serve a fissare le categorie che abbiamo studiato o studieremo (sono quelle in grassetto). Sia chiaro che “drammatizzare” significa “falsificare”. La storia così non è più vera. Come sostiene Nabokov, “dire che un romanzo è una storia vera significa offendere sia la verità sia il romanzo”.

Uno sceneggiatore di commedie ha una felice vita professionale (situazione precedente). Una notte sogna una promessa fatta in gioventù (incidente scatenante) e decide di fare un corso gratuito su Internet per regalare ai più giovani le cose che ha imparato (desiderio esplicito). 

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Crea un sito, scrive le prime due lezioni, riceve bei commenti, è contento. Poi però non riesce a scrivere la Lezione 3 perché ha troppo lavoro (primo ostacolo). Supera l’ostacolo lavorando duro per un mese e ritagliandosi alcuni giorni per scrivere la Lezione 3. Ma si incarta, non trova il bandolo della matassa, i giorni previsti non bastano nemmeno ad iniziare, si ritrova confuso e incerto (secondo ostacolo: interiore, più difficile).

Intanto altri lavori premono, gli utenti protestano, lui aggira l’ostacolo in modo creativo: pubblicando la prima Lezione di Talento (soluzione facile: fuga). Passa un altro mese, stavolta deve proprio scrivere la Lezione 3: ci si mette ma… non ci riesce. Lui, che riesce a scrivere tutto con una certa facilità, stavolta è bloccato. Ogni volta che affronta la lezione 3, finisce per fare altro. Comincia a preoccuparsi. 

Decide di rimettersi a studiare i suoi antichi libri: ma per farlo occorre molto tempo, buca qualche scadenza di lavoro e qualche impegno familiare. La maledetta Lezione 3 gli sta rovinando la vita: i produttori protestano per i ritardi, la moglie lo sgrida per le assenze, gli utenti del corso perdono fiducia (terzo ostacolo, ancora più duro, conflitti generali su più livelli). Lui va in crisi, ormai perso nei testi che s’è rimesso a studiare, non ci capisce più niente.

Una sera riguarda tutto quel che ha scritto sul tema e non funziona. Capisce una cosa tremenda: lui non riuscirà mai a scrivere la Lezione 3 se non prendendosi un tempo enorme, che non ha (quarto ostacolo: limite oggettivo).

A quel punto decide di rinunciare al corso gratuito di scrittura, scrive a tutti una mail in cui dice “ho sbagliato, questa cosa mi porta via troppo tempo, non ce la faccio”. Sta per spedire la mail a 400 indirizzi ma (colpo di scena) arriva una telefonata, è costretto ad andare a casa per un problema che lo costringe a stare sveglio tutta la notte.

In quella notte riflette, e si rende conto che non sta scrivendo la terza lezione, sta scappando da qualcosa, una verità che non vuole conoscere. Nella stanza della sua veglia sono appese le locandine di tutti i film che ha scritto. Le guarda e ha una rivelazione: in tutti i film che ha scritto c’è lo stesso errore, la mancanza di un Nemico davvero cattivo! E il Nemico era il tema della lezione 3…

Affronta il suo problema in una dura lotta, guardando dentro se stesso (la dura lotta sarebbe il Climax, che in questa storia non è molto spettacolare ma pazienza) sino a trovare il coraggio di digitare la frase che segue: nelle sue storie non ha mai dato il giusto peso alla figura del Nemico perché non ha mai voluto affrontare il Male, quello irrimediabile, che non cambia e non si redime.

Lui scrive commedie per fuggire quel Male, perché questa è la sua Paura Nascosta. Quel Male lo spaventa così tanto che lo teme persino sulla carta (notate il sottile legame della Paura Nascosta col Desiderio Esplicito che era l’esatto contrario, cioè un esempio di Bene totale: fare un regalo a tante persone senza nulla in cambio).

Saltato questo tappo interiore, il problema tecnico svanisce e il protagonista scrive con grande facilità la benedetta Lezione 3. Anzi ora è così facile che il materiale lievita, la lezione raddoppia, poi triplica, si ritrova la 4 e la 5 mezze fatte. Ma appena ha finito, anziché mettersi a scrivere una nuova commedia, scrive una tragedia.  È cambiato. Ora è pronto a far entrare il Male nelle sue storie.

Fine.

PRECISAZIONE: Ripeto: per farla diventare un “modellino di storia”, ho dovuto drammatizzare, per cui alla fine la storia è inventata. Non è vero che ho sbagliato il Nemico in tutti i miei film, non è vero che ora scriverò solo tragedie, non ho mai scritto una mail per dire “rinuncio a fare il corso” e soprattutto non ho appese in casa le locandine di tutti i miei film! Non è vero neanche che lo scontro con la Lezione 3 sia stato così drammatico, non ho litigato con la mia compagna o con i produttori. Quindi è tutto finto? No. E’ tutto vero ma è “romanzato”, cioè si è aggiunta una drammaturgia. E’ diventata una storia, per quanto bruttina.

Però è vero che sulla Lezione 3 mi ero un po’ incartato perché lì dentro c’erano cose su cui, in questa fase della mia vita, volevo io stesso re-imparare. È vero che queste cose riguardavano la figura del Nemico, e più in generale gli ostacoli e i conflitti: insomma “il male” di una storia.

È vero anche che ho capito una cosa: nella scelta di fare questo corso, oltre al desiderio conscio di regalare qualcosa agli altri, c’era un desiderio personale di imparare molto più forte di quanto credessi.

Da tutto ciò il ritardo, di cui mi scuso. Il resto è fantasia.

Ora però abbiamo un “modellino” di storia. È una brutta storia ma è interessante perché contiene tutti gli elementi. Abbiamo cioè:

  • Un Personaggio con un Desiderio Esplicito (qua: regalare sapere agli altri), un Desiderio Nascosto (imparare per sé) e una Paura Inconscia (affrontare il Male nelle storie che scrive).
  • Un’Area di Pericolo del Personaggio (la sua paura del Male irredimibile) che il desiderio esplicito e la paura inconscia suggeriscono in modo significativo.
  • Un Incidente Scatenante che mette a fuoco il desiderio del personaggio e avvia in pratica la storia (la decisione di fare il corso).
  • Una Escalation di Problemi che si oppongono al desiderio di fare il corso (cioè l’escalation di problemi che si trova di fronte quando si mette a scrivere la Lezione 3).
  • Un Nemico (in questo caso è un nemico interiore -una paura- che sta dentro il personaggio stesso).
  • Un momento di Resa & Sconfitta in cui tutto sembra perduto (la mail che dice “rinuncio al corso”).
  • Un momento in cui il personaggio capisce l’importanza della vera posta in gioco (Apice di Consapevolezza) e decide di affrontare il proprio nemico.
  • Un momento in cui il personaggio lotta contro il proprio nemico (Climax: che in questa storia fa schifo ma non importa).
  • Il Cambiamento Finale, cioè un cambiamento del personaggio dovuto all’esito positivo o negativo dello scontro. In questo caso: decide di scrivere tragedie.

Inoltre, in ordine sparso, in questo modellino troviamo anche:

  • Qualche barlume di Colpo di Scena, che non guasta mai.
  • Dei bivi che costringono il personaggio a Fare Scelte.
  • Un accenno di Rischio Reale per il Personaggio (se non capisse questa cosa si condannerebbe ad una scrittura inautentica).
  • C’è inoltre una corretta Escalation dei Problemi perché la difficoltà di scrivere la Lezione 3 inizia con una semplice “mancanza di tempo”, prosegue con “confusione e blocco” (più grave), crea “liti col mondo esterno” (ancora più grave) e culmina con il “non ci riuscirò mai” (più grave di tutte perché è una resa).
  • C’è qualche accenno di potenziale Sottotrama da sviluppare (perché la telefonata che giunge a deviare il corso della storia è troppo casuale: va preparata in precedenza, inserendola in una storia laterale, che diventerà appunto una sottotrama).

Scusate, 30 secondi di pubblicità da parte dello sponsor del Corso gratuito: vi prego di aprirla 🙂

OK, SONO SEMPRE IO

Il corso è un regalo, sta qua dal 2009 e non l’ho mai usato per promuovere le mie cose. il-giro-della-verita-fabio-bonifacci
Faccio eccezione per questo romanzo a cui tengo in modo particolare.

Perché è il mio primo vero romanzo, perché sognavo di farlo da quando ero bambino, perché secondo me è  molto bello.

Puoi leggerlo perché ti piace lo stile con cui è scritto il sito.
Per capire se e come le regole del corso funzionano nella pratica di una narrazione. 
Perché frequenti il sito da anni e se ti dico che è bello, ti fidi.
Perché non ti fidi, e vuoi scrivere una stroncatura che sarà pubblicata qua.
Perché il romanzo sinora è piaciuto molto a chi lo ha letto. 

Oppure puoi non leggerlo, io capirò: la vita è breve e i libri sono tanti. Però un po’ mi dispiace.

Qua puoi saperne di più. E grazie per l’attenzione.

Un test utile

Continuiamo a studiare questo “modellino di storia”. Il fatto che sia una brutta storia ci è di grande aiuto. Possiamo infatti cercare di capire perché è brutta da un punto di vista tecnico. In questo modo capiremo meglio come funziona il modello e a cosa serve. Vediamo dunque gli errori tecnici di questa storia.

  1. il Problema del Protagonista (che ripetiamo è anche “il Tema della storia“) riguarda il rapporto con la scrittura. È un po’ finto. Chi legge ha la sensazione, magari inconscia, che quel personaggio abbia problemi più gravi. Quindi più interessanti. L’autore non dà l’impressione di aver azzeccato la vera “area di pericolo” del personaggio. Sembra occuparsi di un suo problema secondario. È un peccato mortale: anche se chi legge non fa tutti questi ragionamenti, sente a istinto certe cose, e reagisce alla storia con la principale delle stroncature: “chissenefrega”
  2. è importante notare che il “chissenefrega” parte nella mente del lettore già quando appare nella storia l’Incidente Scatenante (il sogno) che mette a fuoco il Desiderio del Personaggio (fare un corso di scrittura gratis). Siamo all’inizio ma chi legge fa una faccia che nei fumetti è accompagnata dal “mumble mumble”. Si intuisce che, se questo è il primo passo, non sarà una camminata memorabile.  Questa è la prova che tema, area di pericolo del personaggio, incidente e desiderio del personaggio sembrano cose diverse ma sono in realtà la stessa cosa. O funzionano tutte o nessuna.
  3. il Nemico è piatto perché si trova a un solo livello: tutto dentro al personaggio. Non ci sono antagonisti e ostacoli esterni. Protagonista e Nemico sono la stessa persona. In pratica, è uno che se la canta e se la suona. Certo, se l’autore fosse Svevo o Proust potrebbe funzionare lo stesso ma, ritenendo improbabile che decine di nuovi Svevo e Proust stiano seguendo il mio corso di scrittura on-line, di queste eccezioni non parlo.
  4. la Posta in gioco è troppo piccola. Il Rischio profondo del personaggio è non capire che vuole far entrare il Male nelle sue storie e quindi condannarsi ad una agiata e divertente esistenza da autore di commedie di successo. Uno pensa “ma vattene un po’ affanculo”, e chiude il libro. Anche il Rischio concreto è basso. Sostanzialmente il personaggio rischia di fare una brutta figura se interrompe il corso gratuito. Un rischio da niente, che  produce un altro “chissenefrega” clamoroso. In una buona storia la posta in gioco riguarda cose di vitale importanza, almeno per il personaggio. Se il rischio profondo e il rischio concreto sono così insignificanti, perché diavolo devo passare ore a seguire le gesta di sto tizio?

Detto ciò, è inutile continuare la critica esaminando l’escalation di problemi, il momento di resa & sconfitta, l’apice di consapevolezza, il climax, il finale…Quando gli elementi iniziali della storia sono deboli, è illusorio sperare che quelli successivi migliorino. È molto più facile fare 5 + 1 all’Enalotto.

La storia come organismo

Coi termini in grassetto che appaiono in tutte le 5 pagine precedenti, dovete fare amicizia. Sono gli strumenti con cui si costruisce una storia. Alcuni li abbiamo già visti, altri li vedremo. In ogni caso ciascuno tornerà spesso, a volte raccontato in modo diverso. Il problema è che a mio avviso non si può scomporre una storia nei suoi vari elementi, definirli una volta per tutte e poi passare oltre. Una storia è infatti un organismo vivente, ogni parte esiste e ha senso solo in relazione con le altre.

Scrive Henry James “Cos’è un personaggio se non la determinazione di un incidente? Cos’è un incidente se non l’illustrazione di un personaggio?”.

E lo sceneggiatore Doc Comparato: “Tra personaggio e storia intercorre lo stesso paradosso che esiste tra l’uovo e la gallina: non si può dire chi sia apparso per primo”.

O Flannery O’Connor: “I personaggi si svelano mediante la trama, e la trama è a sua volta condotta mediante i personaggi”.

Insomma, i diversi elementi che formano una storia sono fusi tra loro. Lo dimostrano anche  due opinioni diametralmente opposte, una di Stephen King

Partire da un tema prestabilito è un buon modo per scrivere male. Un buon romanzo parte sempre dalla storia per arrivare al tema: quasi mai comincia dal tema per diventare storia.

E una dello sceneggiatore Paul Schrader (Taxi Driver, Toro Scatenato, American Gigolo, ecc)

Primo, bisogna avere un tema, qualcosa che si vuole dire. Poi bisogna trovare una metafora che esprima quel tema. Quindi una trama che rifletta accuratamente il tema e la metafora. Se si procede all’inverso è molto difficile lavorare.

I due dicono cose opposte: ma chi ha ragione? Nessuno ed entrambi. È che i diversi elementi (tema, personaggio, trama, incidente, eccetera) in una buona storia sono perfettamente integrati e si modificano a vicenda, in una rete di condizionamenti così fitta che è impossibile isolare e trattare un elemento una volta per tutte. Non sono elementi diversi, sono una creatura organica, un “tutto unico” che non può essere scomposto perché è una esperienza umana.  Perché, santo Gesù, è una storia.

Per questo motivo riprenderò spesso i vari elementi. Se parlo del personaggio in relazione al tema o al climax, dirò cose diverse. Così come se parlo del Nemico in relazione al personaggio o al tema, il discorso cambia. Quindi mi prendo il diritto di riparlare di una cosa ogni volta che mi va, senza chiedermi se sembra una ripetizione o no.  Infatti nella prossima lezione ripartiremo da cose dette nella lezione 1. Tiè!

1 commento su “Lezione 3 – Il magico trio: Desiderio-Ostacolo-Conflitto”

  1. Gentile Fabio Bonifaci,
    mi chiamo Marco Lodde e sto studiando il suo corso (sotto consiglio di Chiara Beretta Mazzotta), lo avevo già affrontato in passato, ma lo riaffronto con occhi diversi.

    Avrei una domanda: ghost, fatal flow, il desiderio del protagonista e la paura che vive il protagonista, sono coppie di termini che indicano la stessa cosa? Perché andando ad analizzarli mi rendo conto che, ben che vada, si tratta di sfumature.

    Potrebbe gentilmente darmi una definizione “lapidaria”? Ho letto diversi testi non capita mai nulla di chiaro.

    Cordialmente

    Marco Lodde

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