Essere Fab Bonfacc

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Sono nato in un giorno di pioggia.

Mi piace l’odore delle cantine, del bosco, della nuca dei bambini, del mare. Mi piace quando succede qualcosa che non hai previsto, quando parli con chi non conoscevi, quando dici qualcosa che non sapevi di pensare.

Mi piace quando esci col sole e poi piove. Mi piace la generosità, l’erba tagliata, le ginocchia sbucciate, qualche filosofo, i regali senza motivo, il sapore dei baci. Mi piacciono gli utopisti, il vino rosso, il salame fatto in casa.

Mi piace chi ti guarda negli occhi. Mi piace chi si vergogna. Mi piace partire e non sapere per dove. Mi piace desiderare ciò che ho, e fare sogni d’amore per chi vive al mio fianco.

Mi piace camminare nei boschi, ascoltare le storie dei vecchi, fumare emme-esse, andare in moto, incontrare la gente e sapere che non è per lavoro. Mi piace andare a funghi, inventare favole ai bambini, cantare da stonato, giocare a calcetto da fermo.

Mi piace la vita quando è gratis e non ha secondi fini.

Siccome è sempre più rara, scrivo.

bonifacci-mastai-L-autore-del-Mina-quando-pensa

I miei interessi

Tu che interessi hai?

In banca mi danno il 2%, coi fondi arrivo al 5% ma poi ci sono le tasse, non ti resta un cazzo.

È la battuta di un film che ho scritto ma sintetizza ciò che penso degli “interessi”, spesso una appendice artificiosa che serve solo a raccontarsi. Per me, se ti interessa davvero una cosa, la fai. Se non la fai, vuol dire che non ti interessava poi tanto. Quindi non ho interessi, ci sono solo cose che faccio e cose che non faccio.

Vita pratica

Vivo a Bologna, vado ogni tanto a Roma, frequento un minuscolo paese dell’Appennino dove sono nati i miei genitori. Si chiama Monteacuto Ragazza, ha 100 abitanti scarsi ed è misteriosamente il luogo dove ho imparato più cose al mondo.

Abito con tre donne, una grande e due piccole. Però tra nonne, sorelle, cugine, il numero di donne presenti a casa mia è in genere più alto. È una situazione molto piacevole, ma per scrivere ho preso un ufficio fuori.

Mi piaceva viaggiare ma ho smesso: prima non avevo i soldi, poi non avevo tempo, poi avevo soldi e tempo ma sono nate le figlie.

Cosa mi è capitato di fare

Ho scritto 30 film, 8 libri, una decina tra programmi televisivi e spettacoli teatrali. 
 

I MIEI LIBRI     I MIEI FILM

…oltre a scrivere, nella vita ho fatto diverse imprese insensate

Nel 1994 ho fondato un gruppo di disgraziati semi-disoccupati che voleva comprare Retequattro con una sottoscrizione popolare. Uscì anche una pagina su Cuore e andammo da Santoro.

Nel 1987, appena laureato, ho scritto un piano di marketing per lo sviluppo di 5 fiorai a Bologna, poi si è scoperto che era più lungo del piano marketing della Fiat, tipo 25 pagine. Ho lasciato il marketing.

Da giovane ho scritto 1200 pagine di romanzi poi ho deciso di buttare via tutto perché non erano buone.

Ho scritto come ghost-writer lettere per presidenti di aziende e associazioni, ne ricordo una che iniziava con “Caro amico cacciatore” e una -scritta lo stesso giorno- che attaccava “Io sono una casalinga come te”.

Una volta ho cercato soldi per organizzare i “viaggi nel tempo”: soggiorni in luoghi che ricostruivano fedelmente le condizioni di vita di 100, 500, 1000, 2000 anni fa. Non li ho trovati.

Ho fondato una corrente di pittura insieme a un carrozziere e una stiratrice. Abbiamo dipinto quadri orribili poi li abbiamo buttati via.

Dopo aver pubblicato un romanzo, ho fatto scappare il protagonista dal libro e gli ho creato una vita autonoma su internet. Per sei mesi ha imperversato in rete come “personaggio in fuga”, scrivendo articoli sul Sole-24 Ore e presentando anche un disco degli Afterhouse. Quando è apparso nella rubrica “Seidimoda” e gli hanno chiesto di presentare una sfilata a Riccione, l’ho fatto morire.

Una volta siamo andati in autostop in Scozia, per arrivare al lago di Loch Ness e vedere se c’era il mostro. Quando siamo arrivati c’era nebbia e non si vedeva niente, così siamo tornati indietro.

Ho un progetto per gestire una squadra di calcio di serie A senza spendere niente, ma non lo racconto perché questo prima o poi lo faccio.

Da giovane ho scritto e impaginato un mensile di 40 pagine, con notizie surreali, inventate e prive di senso. C’era tutto: pubblicità finte, rubriche di lettere inventate, titoli, occhielli, somari. Un lavoro enorme, poi non l’ho fatto vedere a nessuno.

A 17 anni ho avviato una vendita di finte Clarks a scuola. Il business mi ha preso la mano e non facevo altro: ogni mattina arrivavo in motorino con 20 scatole di scarpe legate sulla schiena. Una volta ho perso il carico in via S. Isaia e c’è passato sopra l’autobus.